Recensione: Daniele Celona /Fiori e Demoni – Fausto Belardinelli

celona

Daniele Celona

Fiori e demoni

di Fausto Belardinelli

L’album non è recente ( è uscito un paio d’anni fa) ma Daniele lo sta portando in giro live  insieme a qualche inedito scritto nel frattempo. Seguo la sua pagina social e lo vedo parecchio impegnato..recentemente l’ho ascoltato al ResetFest ai Murazzi..nella stessa serata in cui mi sono reso conto che il Beach è diventato una specie di biblioteca con wireless..(what that f..!!!)
Daniele presenta i suoi pezzi da solo in versione acustica o accompagnato dai 3 Nadar Solo. L’album rispecchia la formazione elettrica e il live rispecchia l’album quindi presumo che il buon Daniele lo abbia prodotto insieme alla band, torinesi pure loro e grandi musicisti, capaci di creare un tappeto di nervosismo e tensione armonica su cui si impiantano stupendamente le melodie e i testi.
Partendo dal presupposto che ho conosciuto Daniele a fine anni 90 ( ma non ho avuto modo di parlarci da allora..sapete quando le strade non si incrociano più per anni ?? ) quando capitanava i Nobis e che già allora spaccava…l’ho ritrovato quasi 15 anni dopo, casualmente in rete, più in forma che mai e anzi….devo dire che avendo perso di vista un po’ la musica indie mi ha fatto tornare la voglia di riascoltare qualche gruppo etichettato come “emergente”…
In questa situazione digitale, che permette ad un minkia qualsiasi di prodursi un disco e farselo distribuire sugli store, salvo poi non essere cagato da nessuno o non suonare live da nessuna parte, è chiaro che Daniele si pone diametralmente dalla parte opposta..un vero artista, polistrumentista, produttore e arrangiatore ( c’è la sua mano dietro numerosi  lavori di emergenti torinesi in voga in questo periodo), capace oltre che di dare una forma musicale personale (aiutato splendidamente dai Nadar) e avere un gran tiro live, di  mantenere una considerevole sostanza e soprattutto esprimere un mondo interiore fatto di pensieri, esperienze e sofferenze con una notevole capacità  che pochi hanno.

L’album è davvero ben strutturato anche se non “arriva” subito: occorre avere pazienza perché non è immediato. Dopo 4-5 ascolti si comincia ad assaporare il senso di ogni pezzo che ha come tema un qualcosa di specifico. Mille Colori (che è anche il primo singolo,  trovate  un video in rete) è la storia di un amore raccontato in modo mai banale ( e trovatemi qualcuno che riesca a farlo senza farti cadere le palle…une vera rarità ); trovo molto belloo il senso di crescendo con il cantato sopra che aumenta nella sua intensità fino ad esplodere letteralmente con il pezzo che si trasforma e va verso un finale strumentale super.
Ad ogni ascolto successivo…quando hai capito il tema…si apprezzano le tante sfumature, nei testi e nell’arrangiamento

E poi le storie raccontate.

Acqua è un pezzo che parla di situazioni sotto gli occhi ( chiusi ) della gente; Daniele si rivolge ad un’ipotetica persona che non vede e non sente., un grido per richiamare l’attenzione. Chissà se davvero esiste questa persona o se è il mondo che non vede e non sente. L’alabastro di Agnese è un brano  con un retrogusto amaro su situazioni di arrivismo e potere. Bellissima Cremisi, con un intreccio di chitarre nell’arrangiamento che fanno da tappeto ad emozioni sentite che arrivano. Lo straniero è un brano che ho sentito particolarmente perché ho vissuto per anni lo stesso clima nelle mie vacanze romane. Starlette è una vera poesia..anche qui amore trattato in modo personale e mai banale, con fantastiche chitarre e accordoni aperti che poi si arrabbiano e scendono sul cantato…”non puoi dare lacrime..se non sai versarle”. Luna è un mondo visto come una pezzo di vita passato cantato con un po’ di rimpianto, un po’ come quando si prende in mano una vecchia foto.
Chiudono Gola e il Quadro, emozioni legate alla sfera personale, con Il retrogusto malinconico che ha il sapore della vittoria.

Un plauso a Daniele che ha messo in campo se stesso, senza veli e con il coraggio dei grandi.